venerdì 15 aprile 2016

LE SCOPERTE GEOGRAFICHE DEL '400-'500


A partire dal 1400 gli Europei iniziarono a navigare per raggiungere terre sconosciute.
 
 La ricerca di nuove rotte per i commerci con l’India e l’Estremo Oriente, regioni ricche di spezie, indusse i portoghesi, sollecitati e sorretti dal principe Enrico il Navigatore, a percorrere le coste atlantiche dell’Africa e a riprendere l’idea dei fratelli genovesi Vivaldi (XIII secolo) di tentare la circumnavigazione del continente. Stimoli non meno importanti a tali esplorazioni provennero dalla ricerca di oro, schiavi e terre adatte (come le già note Canarie) a colture specializzate (zucchero, vino speziato). Il contributo finanziario del principe Enrico fu determinante per sostenere l’alto costo delle spedizioni e per consentire il progresso tecnico necessario a simili imprese, che richiedevano vascelli efficienti (come le nuove caravelle), buone conoscenze astronomiche e tecniche avanzate (come la “navigazione a bolina” per andare in direzione contraria ai forti venti africani). Il sostegno del potere politico ai mercanti-navigatori fu indispensabile, perché agli altissimi costi non corrispondeva un’immediata remuneratività. Dopo le scoperte delle isole del Capo Verde, del golfo di Guinea e dell’estuario del Congo, nel 1487 Bartolomeo Diaz doppiò il Capo di Buona Speranza e nel 1497-99 Vasco de Gama proseguì nell’Oceano Indiano fino a Calicut, in India, aprendo una nuova rotta commerciale di enorme importanza per la successiva storia dell’economia. Nel 1492 Cristoforo Colombo, con le tre caravelle (Niña, Pinta e Santa Maria) messegli a disposizione dalla corona spagnola, provò a mettere in pratica la teoria di Paolo Dal Pozzo Toscanelli che l’Asia fosse rapidamente raggiungibile navigando in direzione occidentale. Il viaggio approdò nell’arcipelago delle Bahama, nell’isola che Colombo, convinto di essere arrivato in Giappone, chiamò San Salvador. Fu l’inconsapevole scoperta, per la civiltà europea (che non conservava traccia dei viaggi dei vichinghi in Nordamerica del X secolo), di un nuovo continente, dal 1507 chiamato (su proposta del cartografo tedesco Martin Waldseemüller) “America”, in onore di Amerigo Vespucci, il quale con i suoi viaggi capì per primo di non aver a che fare con l’Asia, ma con una terra sconosciuta. I viaggi di Colombo inaugurarono un’intensa stagione di esplorazioni nel nuovo continente. Nel 1497 il veneziano Giovanni Caboto scoprì Terranova e le coste dell’America del nord. Nel 1500 il portoghese Cabral sfiorò casualmente le coste del Brasile. Nel 1519 Fernando Magellano, portoghese al servizio della Spagna, guidò la spedizione che compì per la prima volta nella storia la circumnavigazione del globo (nel 1522, dopo che Magellano era morto nel 1521 nelle Filippine), superando il continente americano da sud, dalla Terra del Fuoco. Fu Magellano a chiamare Pacifico l’oceano che separa l’America dall’Asia. Nel 1523 il fiorentino Giovanni da Verrazzano raggiunse la baia di New York e nel 1534 il francese Jacques Cartier quella di San Lorenzo. Alla scoperta seguì la conquista e la colonizzazione, che sottomise per secoli l’America latina alla penisola iberica (soprattutto alla Spagna) in uno spietato sfruttamento incurante degli enormi costi pagati dalla popolazione autoctona, vittima di una sorta di genocidio.
 
 
Dall'Oriente giunsero in Europa  prodotti molto preziosi come le porcellane cinesi e giapponesi. La scoperta di tutte queste nuove terre portò Spagna e Portogallo ad uno scontro perché entrambe ne  rivendicavano la proprietà. Questa contesa si concluse con il Trattato di Tordesillas con cui le due nazioni si dividevano le terre al di là dell'Oceano Atlantico in due zone: la zona spagnola a Ovest e la zona portoghese a Est.
La divisione dei nuovi territori decisa nel
Trattato di Tordesillas
7 Giugno 1494
ATTIVITA'
Il 1492 è una data importante. Quali fatti sono accaduti in quell'anno?



L'ITALIA DELLE SIGNORIE E IL RINASCIMENTO



L'età dell'Umanesimo (XV secolo) e del Rinascimento (XVI secolo) è caratterizzata da profonde trasformazioni
sociali, economiche, politiche nonché culturali e filosofiche. Perdono potere le grandi istituzioni universalistiche (sovranazionali) costituite dal Papato e dall'Impero a causa del sorgere delle prime monarchie nazionali (Inghilterra, Francia, Spagna) e, in Italia, delle Signorie e dei Principati. L'Impero e il Papato avevano dato all'Europa unità di lingua (il latino), di governo politico, di cultura
e di religione, nonostante la suddivisione politico-territoriale in tanti feudi nobiliari. Si parla infatti di "universalismo" del Medioevo. Col sorgere delle monarchie nazionali, delle Signorie e dei Principati, al posto di una politica e di una visione politico-sociale, culturale e religiosa unitaria, universale, si affermano le politiche e le culture nazionali, che spesso entreranno in contrasto ed in guerra fra di esse per il desiderio di ciascuna di estendere il proprio potere.
Nasce e si consolida  una nuova classe sociale, la borghesia cittadina, attiva e industriosa, assai diversa sia dalla nobiltà militare sia dalla classe e mentalità contadina del Medioevo. Mentre nel Medioevo la società era di tipo rurale, con l'Umanesimo e il Rinascimento diventano più importanti le città rispetto alla campagna, sia come centri economici che culturali: civiltà urbana.
Queste trasformazioni storico-politiche ed economico-sociali favoriscono il formarsi di una nuova cultura e di una nuova mentalità.
Per Umanesimo e Rinascimento si intende, appunto, la nuova cultura, la nuova società e la nuova civiltà che, dopo il Medioevo, sorge dapprima in Italia, nel Quattrocento, e poi si diffonde nel Cinquecento in tutta l'Europa, comportando un profondo rinnovamento della letteratura, dell'arte, della scienza e della filosofia.
I caratteri generali dell'Umanesimo e del Rinascimento.
L'affermazione della borghesia e l'avvento di nuove attività e di nuovi mestieri cambiano i modi di vita: avviene il passaggio, già iniziato nell'età dei Comuni, ad un nuovo tipo di economia basata sul commercio e sulla produzione artigianale, che sostituisce l'economia feudale basata sull'agricoltura. Contestualmente sorgono nuove concezioni sull'uomo, sul rapporto uomo e Dio, sull'atteggiamento verso il tempo, sulla rivalutazione del lavoro e della ricchezza nonché sulla natura fisica del mondo.
L'uomo è artefice del suo destino.
L'affermarsi di nuove professioni e mestieri dipendenti dalle capacità professionali determina un nuovo interesse per la formazione culturale e professionale dell'individuo. L'uomo che ha una buona preparazione culturale e professionale è destinato ad avere successo: l'uomo può essere l'artefice (il costruttore) del proprio destino. Da qui l'interesse che l'Umanesimo ha per l'uomo, per il valore dell'uomo, che non è più considerato, come nel Medioevo, un pellegrino nella vita terrena in attesa di quella ultraterrena. L'uomo vale anche per se stesso: è concettualmente collocato al centro dell'universo. Il suo fine non è più soltanto la salvezza ultraterrena ma anche il saper vivere la vita terrena con senso di responsabilità, con soddisfazione ed impegno civile. Si passa dal teocentrismo (Dio sta al centro) medievale all'antropocentrismo (l'uomo sta al centro). La vita attiva diventa più importante della vita contemplativa esaltata nel Medioevo, secondo cui ogni interesse doveva essere anzitutto rivolto alla conoscenza filosofico-teologica. Viene invece attribuito valore anche alla conoscenza e alla pratica delle cose umane e terrene. L'uomo e Dio. L'uomo dell'Umanesimo e del Rinascimento ha riconquistato fiducia nelle proprie individuali capacità e nel proprio valore. Anche nei confronti di Dio aspira ad un rapporto più diretto: sente come un peso eccessivo l’autoritarismo della Chiesa e la sua tendenza a regolare i comportamenti individuali fin nel dettaglio. L'individuo vuole essere più autonomo nel praticare la propria fede e nell'interpretare le Sacre scritture, ruolo questo che la Chiesa considerava esclusivamente suo. Saranno questi nuovi atteggiamenti e questi nuovi modi di sentire che porteranno alla contestazione della struttura gerarchica della Chiesa e quindi alla Riforma protestante cui seguirà la Controriforma cattolica. L'atteggiamento verso il tempo. Con la nuova mentalità cambia anche il modo di concepire il tempo:
1. il tempo della vita terrena non è più considerato solo come attesa e cammino verso l'aldilà, ma assume importanza e valore in se stesso; la brevità della vita comporta che il tempo e la vita terrena siano vissuti intensamente;
2. il tempo della società e dell'economia agricola medievale era regolato dalla natura, quello della nuova società ed economia umanistica e rinascimentale è un tempo che l'uomo vuole controllare e misurare poiché inteso ormai coincidere col denaro (il tempo è denaro); meno tempo si impiega nella produzione economica maggiore è il guadagno; il tempo non va sprecato.

IL PERSONAGGIO: LORENZO DE' MEDICI