L'età dell'Umanesimo (XV secolo) e del Rinascimento
(XVI secolo) è caratterizzata da profonde trasformazioni
sociali, economiche, politiche nonché culturali e
filosofiche. Perdono potere le grandi istituzioni universalistiche
(sovranazionali) costituite dal Papato e dall'Impero a causa del sorgere delle
prime monarchie nazionali (Inghilterra, Francia, Spagna) e, in Italia, delle
Signorie e dei Principati. L'Impero e il Papato avevano dato all'Europa unità
di lingua (il latino), di governo politico, di cultura
e di religione, nonostante la suddivisione
politico-territoriale in tanti feudi nobiliari. Si parla infatti di
"universalismo" del Medioevo. Col sorgere delle monarchie nazionali,
delle Signorie e dei Principati, al posto di una politica e di una visione
politico-sociale, culturale e religiosa unitaria, universale, si affermano le
politiche e le culture nazionali, che spesso entreranno in contrasto ed in
guerra fra di esse per il desiderio di ciascuna di estendere il proprio potere.
Nasce e si consolida
una nuova classe sociale, la borghesia cittadina, attiva e industriosa,
assai diversa sia dalla nobiltà militare sia dalla classe e mentalità contadina
del Medioevo. Mentre nel Medioevo la società era di tipo rurale, con
l'Umanesimo e il Rinascimento diventano più importanti le città rispetto alla
campagna, sia come centri economici che culturali: civiltà urbana.
Queste trasformazioni storico-politiche ed
economico-sociali favoriscono il formarsi di una nuova cultura e di una nuova
mentalità.
Per Umanesimo e Rinascimento si intende, appunto, la
nuova cultura, la nuova società e la nuova civiltà che, dopo il Medioevo, sorge
dapprima in Italia, nel Quattrocento, e poi si diffonde nel Cinquecento in
tutta l'Europa, comportando un profondo rinnovamento della letteratura,
dell'arte, della scienza e della filosofia.
I caratteri
generali dell'Umanesimo e del Rinascimento.
L'affermazione della borghesia e l'avvento di nuove
attività e di nuovi mestieri cambiano i modi di vita: avviene il passaggio, già iniziato nell'età dei
Comuni, ad un nuovo tipo di economia basata sul commercio e sulla produzione
artigianale, che sostituisce l'economia feudale basata sull'agricoltura.
Contestualmente sorgono nuove concezioni sull'uomo, sul rapporto uomo e Dio,
sull'atteggiamento verso il tempo, sulla rivalutazione del lavoro e della
ricchezza nonché sulla natura fisica del mondo.
L'uomo è
artefice del suo destino.
L'affermarsi di nuove professioni e mestieri
dipendenti dalle capacità professionali determina un nuovo interesse per la
formazione culturale e professionale dell'individuo. L'uomo che ha una buona
preparazione culturale e professionale è destinato ad avere successo: l'uomo
può essere l'artefice (il costruttore) del proprio destino. Da qui l'interesse
che l'Umanesimo ha per l'uomo, per il valore dell'uomo, che non è più
considerato, come nel Medioevo, un pellegrino nella vita terrena in attesa di
quella ultraterrena. L'uomo vale anche per se stesso: è concettualmente
collocato al centro dell'universo. Il suo fine non è più soltanto la salvezza
ultraterrena ma anche il saper vivere la vita terrena con senso di
responsabilità, con soddisfazione ed impegno civile. Si passa dal teocentrismo
(Dio sta al centro) medievale all'antropocentrismo (l'uomo sta al centro). La vita
attiva diventa più importante della vita contemplativa esaltata nel Medioevo,
secondo cui ogni interesse doveva essere anzitutto rivolto alla conoscenza
filosofico-teologica. Viene invece attribuito valore anche alla conoscenza e
alla pratica delle cose umane e terrene. L'uomo e Dio. L'uomo dell'Umanesimo e
del Rinascimento ha riconquistato fiducia nelle proprie individuali capacità e
nel proprio valore. Anche nei confronti di Dio aspira ad un rapporto più
diretto: sente come un peso eccessivo l’autoritarismo della Chiesa e la sua
tendenza a regolare i comportamenti individuali fin nel dettaglio. L'individuo
vuole essere più autonomo nel praticare la propria fede e nell'interpretare le
Sacre scritture, ruolo questo che la Chiesa considerava esclusivamente suo.
Saranno questi nuovi atteggiamenti e questi nuovi modi di sentire che
porteranno alla contestazione della struttura gerarchica della Chiesa e quindi
alla Riforma protestante cui seguirà la Controriforma cattolica.
L'atteggiamento verso il tempo. Con la nuova mentalità cambia anche il modo di
concepire il tempo:
1. il tempo della vita terrena non è più considerato
solo come attesa e cammino verso l'aldilà, ma assume importanza e valore in se
stesso; la brevità della vita comporta che il tempo e la vita terrena siano
vissuti intensamente;
2. il tempo della società e dell'economia agricola
medievale era regolato dalla natura, quello della nuova società ed economia
umanistica e rinascimentale è un tempo che l'uomo vuole controllare e misurare
poiché inteso ormai coincidere col denaro (il tempo è denaro); meno tempo si
impiega nella produzione economica maggiore è il guadagno; il tempo non va
sprecato.
IL PERSONAGGIO: LORENZO DE' MEDICI
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Prof.ssa Angelica Piscitello