venerdì 15 aprile 2016

L'ITALIA DELLE SIGNORIE E IL RINASCIMENTO



L'età dell'Umanesimo (XV secolo) e del Rinascimento (XVI secolo) è caratterizzata da profonde trasformazioni
sociali, economiche, politiche nonché culturali e filosofiche. Perdono potere le grandi istituzioni universalistiche (sovranazionali) costituite dal Papato e dall'Impero a causa del sorgere delle prime monarchie nazionali (Inghilterra, Francia, Spagna) e, in Italia, delle Signorie e dei Principati. L'Impero e il Papato avevano dato all'Europa unità di lingua (il latino), di governo politico, di cultura
e di religione, nonostante la suddivisione politico-territoriale in tanti feudi nobiliari. Si parla infatti di "universalismo" del Medioevo. Col sorgere delle monarchie nazionali, delle Signorie e dei Principati, al posto di una politica e di una visione politico-sociale, culturale e religiosa unitaria, universale, si affermano le politiche e le culture nazionali, che spesso entreranno in contrasto ed in guerra fra di esse per il desiderio di ciascuna di estendere il proprio potere.
Nasce e si consolida  una nuova classe sociale, la borghesia cittadina, attiva e industriosa, assai diversa sia dalla nobiltà militare sia dalla classe e mentalità contadina del Medioevo. Mentre nel Medioevo la società era di tipo rurale, con l'Umanesimo e il Rinascimento diventano più importanti le città rispetto alla campagna, sia come centri economici che culturali: civiltà urbana.
Queste trasformazioni storico-politiche ed economico-sociali favoriscono il formarsi di una nuova cultura e di una nuova mentalità.
Per Umanesimo e Rinascimento si intende, appunto, la nuova cultura, la nuova società e la nuova civiltà che, dopo il Medioevo, sorge dapprima in Italia, nel Quattrocento, e poi si diffonde nel Cinquecento in tutta l'Europa, comportando un profondo rinnovamento della letteratura, dell'arte, della scienza e della filosofia.
I caratteri generali dell'Umanesimo e del Rinascimento.
L'affermazione della borghesia e l'avvento di nuove attività e di nuovi mestieri cambiano i modi di vita: avviene il passaggio, già iniziato nell'età dei Comuni, ad un nuovo tipo di economia basata sul commercio e sulla produzione artigianale, che sostituisce l'economia feudale basata sull'agricoltura. Contestualmente sorgono nuove concezioni sull'uomo, sul rapporto uomo e Dio, sull'atteggiamento verso il tempo, sulla rivalutazione del lavoro e della ricchezza nonché sulla natura fisica del mondo.
L'uomo è artefice del suo destino.
L'affermarsi di nuove professioni e mestieri dipendenti dalle capacità professionali determina un nuovo interesse per la formazione culturale e professionale dell'individuo. L'uomo che ha una buona preparazione culturale e professionale è destinato ad avere successo: l'uomo può essere l'artefice (il costruttore) del proprio destino. Da qui l'interesse che l'Umanesimo ha per l'uomo, per il valore dell'uomo, che non è più considerato, come nel Medioevo, un pellegrino nella vita terrena in attesa di quella ultraterrena. L'uomo vale anche per se stesso: è concettualmente collocato al centro dell'universo. Il suo fine non è più soltanto la salvezza ultraterrena ma anche il saper vivere la vita terrena con senso di responsabilità, con soddisfazione ed impegno civile. Si passa dal teocentrismo (Dio sta al centro) medievale all'antropocentrismo (l'uomo sta al centro). La vita attiva diventa più importante della vita contemplativa esaltata nel Medioevo, secondo cui ogni interesse doveva essere anzitutto rivolto alla conoscenza filosofico-teologica. Viene invece attribuito valore anche alla conoscenza e alla pratica delle cose umane e terrene. L'uomo e Dio. L'uomo dell'Umanesimo e del Rinascimento ha riconquistato fiducia nelle proprie individuali capacità e nel proprio valore. Anche nei confronti di Dio aspira ad un rapporto più diretto: sente come un peso eccessivo l’autoritarismo della Chiesa e la sua tendenza a regolare i comportamenti individuali fin nel dettaglio. L'individuo vuole essere più autonomo nel praticare la propria fede e nell'interpretare le Sacre scritture, ruolo questo che la Chiesa considerava esclusivamente suo. Saranno questi nuovi atteggiamenti e questi nuovi modi di sentire che porteranno alla contestazione della struttura gerarchica della Chiesa e quindi alla Riforma protestante cui seguirà la Controriforma cattolica. L'atteggiamento verso il tempo. Con la nuova mentalità cambia anche il modo di concepire il tempo:
1. il tempo della vita terrena non è più considerato solo come attesa e cammino verso l'aldilà, ma assume importanza e valore in se stesso; la brevità della vita comporta che il tempo e la vita terrena siano vissuti intensamente;
2. il tempo della società e dell'economia agricola medievale era regolato dalla natura, quello della nuova società ed economia umanistica e rinascimentale è un tempo che l'uomo vuole controllare e misurare poiché inteso ormai coincidere col denaro (il tempo è denaro); meno tempo si impiega nella produzione economica maggiore è il guadagno; il tempo non va sprecato.

IL PERSONAGGIO: LORENZO DE' MEDICI

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Prof.ssa Angelica Piscitello